Arte Fiera all’aeroporto di Bologna con un’opera di Alighiero Boetti

OPERA BOETTI - ARTE FIERA IN BLQ
L’opera “Oggi è il terzo giorno dell’ottavo mese dell’anno millenovecento ottantotto” di Alighiero Boetti (foto: Aeroporto di Bologna)

In concomitanza con Arte Fiera, la più longeva kermesse di arte moderna e contemporanea d’Italia giunta alla 41ª edizione, l’Aeroporto di Bologna, grazie alla collaborazione di BolognaFiere, ospita da oggi fino al 31 gennaio l’opera “Oggi è il terzo giorno dell’ottavo mese dell’anno millenovecento ottantotto di Alighiero Boetti (1988, ricamo su tessuto, cm. 106 x 115).

L’opera sarà esposta all’interno della Marconi Lounge (al primo piano del Terminal Passeggeri) e sarà visibile tutti i giorni, dalle ore 5.00 alle ore 21.30, anche a coloro che non sono in partenza, poiché la sala è situata prima dei controlli di sicurezza.

A tutti i visitatori di Arte Fiera che presenteranno il titolo di accesso alla medesima (biglietto o prenotazione), inoltre, saranno applicate condizioni agevolate per l’utilizzo dei “servizi Vip” dell’Aeroporto.

Per ulteriori informazioni: www.bologna-airport.it.

Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) ha iniziato a realizzare arazzi negli anni settanta, utilizzando la manualità di donne afgane durante le sue lunghe permanenze a Kabul e, dopo l’invasione sovietica, facendole lavorare a Peshawar, città pakistana in cui si erano rifugiate.

Tra le tipologie di ricami che l’artista ha sviluppato, una delle più note è quella denominata Titoli: frasi di 16 lettere o anche di altri numeri quadrati (25, 49 eccetera) venivano scritte dall’artista in caselle da leggersi in verticale riportate su grandi schemi complessi, a loro volta divisi in quadrati.

Le frasi vanno lette in verticale recuperando visivamente l’ordine che, a chi cerchi di leggere le frasi in orizzontale, appare mero disordine. Ci sono dunque una struttura e un significato logico sotto alla festa di colori e di lettere che, volutamente, Boetti voleva allegra, decora­tiva, frontale come un’icona.

Seguendo lo schema, si leggono tra l’altro motti come “regola è regolarsi”, “le nuove autonomie”, “non parto non resto”, “fuso ma non confuso”, che segnano un ritratto della morale, delle tematiche sociali, del carattere dell’artista e della percezione che aveva di sé.

La tecnica manuale, tradizionale di una certa Asia, si incontra dunque con una struttura di pensiero occidentale e con la corrente artistica nata negli anni sessanta denominata Concettuale. In queste opere, che precorsero il dilatarsi della globalizzazione culturale, vengono dunque a incrociarsi Est e Ovest, nonché l’ambito della razionalità numerica e verbale con quello delle emozioni estetiche e dei senti­menti.

(Fonte: Ufficio Stampa Aeroporto di Bologna, 27 gennaio 2017)

(EdP-mb)

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