Campoformido, luogo storico dove è nata l’acrobazia aerea italiana

Testo e foto di Claudio Toselli

Chiunque transiti lungo la statale che porta a Udine, dopo l’entrata dell’Aeroporto Militare di Rivolto, sede della Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori”, non può fare a meno di incontrare l’aeroporto di Campoformido, un luogo storico per l’Aviazione Italiana dove nacque la prima pattuglia acrobatica e nei tempi moderni sede del 5° Reggimento Rigel dell’Aviazione dell’Esercito, fino al 1998, quando fu successivamente ricostituito a Casarsa della Delizia. L’apertura della struttura risale al 1914 e ha sempre svolto attività militare fino al 2008 quando gran parte della base è passata dal demanio militare a quello civile.   Nella vasta area e nelle strutture lasciate dall’Aviazione dell’Esercito si è inserito il “Parco del Volo“, un piccolo museo dell’aviazione che si spera possa essere in via di completamento dopo tante vicissitudini, con un’area espositiva-museale composta da cinque hangar a tema, di cui il n° “2”  dedicato alle “Frecce Tricolori”,  che custodiscono  alcuni esemplari veramente interessanti, fra cui un bellissimo e perfettamente conservato Canadair CL-12 /F-86E con cui la PAN volò fino al 1963, considerato il miglior caccia statunitense impiegato durante la Guerra di Corea, nella quale contrastò efficacemente la minaccia dei Mig-15 “Fagot”.

Il monoreattore North American F-86 “Sabre” effettuò il primo volo il 1° ottobre 1947. Oltre milleottocento di questi velivoli furono prodotti su licenza in Canada come Canadair CL13 “Sabre” Mk.2/4. Centosettantanove di questi, surplus della Royal Canadian Air Force, equipaggiarono, a partire dal 1955, anche l’Aeronautica Militare italiana. Prima ad esserne equipaggiata fu, sulla base di Pratica di Mare (Roma), la 4ª Aerobrigata alla quale seguì poco dopo la 2ª con i velivoli dislocati a Cameri (Novara). Con i “Sabre” furono costituite anche due pattuglie acrobatiche: del “Cavallino Rampante” della 4^ Aerobrigata (pattuglia ufficiale nel 1957 e di riserva nel 1958) con quattro CL13 e dei “Lancieri Neri” della 2ª Aerobrigata (pattuglia di riserva nel 1959 ed ufficiale nel 1960) con sei velivoli. Dalla 4ª Aerobrigata provenivano anche i “Sabre” che nel marzo 1961 costituirono, sulla base di Rivolto, il nucleo di quella che da lì a poco sarebbe diventata la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN). Le “Frecce Tricolori” impiegarono i CL13 fino all’entrata in linea, nel 1964, del Fiat G.91PAN. Intercettore in grado di raggiungere velocità prossime a quella del suono in linea di volo e supersonico in picchiata, il CL13 fu utilizzato, sperimentalmente, anche come vettore del primo missile aria-aria sviluppato in Italia, il Sispre C-7. L’esemplare conservato al Parco del Volo era in carico al 2°Stormo (2-37 MM19680) e dopo la radiazione fu assegnato all’Istituto Malignani di Udine, dove venne usato per attività didattiche, e riporta ancora la tipica colorazione adottata dalla Frecce Tricolori del 313° Gruppo negli anni dal 1961 al 1963.

Proseguendo nella visita un altro hangar, il n°5, apre le sue grandi porte e rivela ancora altre sorprese abbastanza inedite. Lavorando ad una fusoliera di aliante Spalinger-21, gli allievi dell’ITI “A.Malignani” impararono nei primi anni ’60, a conoscere i criteri fondamentali delle costruzioni aeronautiche e si dedicarono alla realizzazione di una fedele riproduzione ad uso didattico dell’M.S. 21 conosciuto con il nome di “Gabbiano”, un veleggiatore biposto in tandem da scuola e allenamento, con ottime caratteristiche aerodinamiche, di robustezza, razionalità e manovrabilità, il cui originale era costruito dalla Meteor su licenza della casa costruttrice svizzera Spalinger. L’esemplare esposto riporta i codici ITI-AM (Istituto Tecnico Industriale – Arturo Malignani) e i colori bianco-azzurro caratteristici della scuola.

Oggi il Parco del Volo è una realtà ma necessita ancora di tanto lavoro e aiuti perché c’è ancora molto da fare per conservare quell’importante patrimonio aeronautico e storico che racchiude all’interno dei suoi hangar e che non deve andare perduto.

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