Come nasce una Galassia? L’Inaf di Bologna lo ha ‘intravisto’

galassia foto EsoBologna 11 marzo 2017Come è nata la Via Lattea? E come si sono formate le altre galassie come la nostra? E’ la domanda a cui astronomi e astrofisici continuano a cercare una risposta definitiva. Un team internazionale di scienziati, di cui fanno parte anche ricercatori dell’Alma Mater e dell’Inaf di Bologna, ha fatto un altro piccolo passo avanti.

Grazie all’uso combinato delle osservazioni fatte con lo spettrografo Vimos, costruito da un consorzio franco-italiano, installato sul Very large telescope (Vlt) in Cile, e delle immagini del telescopio spaziale Hubble, gli scienziati hanno scoperto una popolazione di galassie giovani in un’epoca assai remota, circa 11 miliardi di anni fa, quando l’Universo era per così dire ‘appena’ nato.

Le galassie scoperte, spiega l’Inaf in una nota, “sono 30 volte più piccole e 100 volte meno massicce della Via Lattea e hanno forme compatte o irregolari, che in alcuni casi suggeriscono che ci siano due oggetti in fase di coalescenza”, ovvero che si stanno unendo tra loro. Per la prima volta, spiegano ancora i ricercatori dell’Inaf, è stato possibile osservare “una popolazione di galassie estremamente giovani, con le proprietà che dovrebbero avere le galassie nella fase iniziale della loro vita”.

Questi ammassi primordiali sono risultati ricchi di gas ionizzato e, allo stesso tempo, poveri di elementi chimici come il carbonio e l’ossigeno e di polveri. In sostanza, lo studio ha permesso di sorprendere queste galassie nel momento in cui stanno formando per la prima volte le stelle, in modo tra l’altro piuttosto ‘violento’ ed ‘esplosivo’, che le rende molto luminose.

La scoperta, spiega ancora l’Inaf, getta “nuova luce sul processo di formazione delle galassie, che è ancora largamente sconosciuto, e tracciano la strada per le osservazioni future con il nuovo telescopio spaziale James Webb Telescope, il cui lancio è previsto nel 2018″.

La nascita e l’evoluzione delle galassie, come la Via Lattea, sono avvenute durante le prime centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang e sono ancora quasi completamente nascoste alle osservazioni scientifiche. Nell’ultimo decennio, gli astronomi sono riusciti a spingere le loro indagini fino alla cosiddetta Età Oscura, durata per circa 700 milioni di anni dopo il Big Bang, durante la quale l’Universo era completamente oscurato da una densa nebbia di idrogeno neutro. Per riuscire a conoscere le caratteristiche di queste galassie primordiali, il team di scienziati guidati da Ricardo Amorin, all’epoca ricercatore dell’Inaf a Roma e oggi all’Università di Cambridge, ha adottato un approccio diverso da quelli seguiti finora, basato sul fatto che le nuove galassie continuano a formarsi anche dopo l’Età Oscura, seppure con un ritmo più blando. Queste galassie sono un po’ più vicine alla Terra e più libere dalla nebbia di idrogeno rispetto agli ammassi dell’Età Oscura. Quindi sono più facili da studiare, ma mantengono comunque tutte le proprietà delle galassie risalenti all’epoca più remota.

(Fonte: Agenzia Dire – www.dire.it, 11 marzo 2017) Foto: Eso

(edP-mb)

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