COVID-19: in Italia si è trovato bene! (parte 2)

IN ESCLUSIVA

(Tempo di lettura: 05′:40″)

L’autore: Il Prof. Alessandro Capucci, originario di Faenza, ordinario di Malattie Cardiovascolari, per molti anni direttore della clinica di Cardiologia dell’Ospedale Le Torrette di Ancona, un’eccellenza a livello nazionale e internazionale nel trattamento delle patologie cardiovascolari. Dal 2008 al novembre 2019 Direttore della Scuola di Specialità in Malattie Cardiovascolari presso l’Università Politecnica delle Marche. E’ stato inoltre uno degli otto membri in Europa del Working Group on Arhythmias della società Europea di Cardiologia, nonché vice presidente dell’associazione italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, autore dello studio “Aritmie cardiache, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, influenze del sistema neurovegetativo” e inoltre organizzatore di vari progetti internazionali e artefice di numerose pubblicazioni.

Le ultime notizie che la Protezione Civile diffonde e che conseguentemente vengono ripetute a pappagallo da tutte le nostre fonti di informazione sono incentrate sull’ ipotesi che ormai forse si vede la luce in fondo al tunnel in quanto i contagi stanno diminuendo anche se in realtà la mortalità si mantiene elevata e non cala significativamente. Inoltre ci informano che ci sarebbe giornalmente un crescente numero di guariti. Penso sarebbe utile approfondire un poco questi concetti che ci vengono meccanicamente dispensati (numeri senza dettagli) sia dal Dr. Borrelli che dai rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità.
La prima cosa che si dovrebbe focalizzare è l’esitenza di un numero eccessivo di morti. Penso che davanti a questo vero disastro si dovrebbe come assoluta priorità fare di tutto per capirne il motivo. Le percentuali sono più del doppio anche rispetto alla Cina e si parla di 600-800 decessi al giorno. Ma come saperne di più, come fare a capire se con le nostre attenzioni sanitarie ci stiamo muovendo nei tempi e nei modi giusti? Vediamo di ragionare a mente fredda (cosa oggi tutt’altro che semplice).
Primo punto. Occorre chiedersi: come viene calcolato il numero degli ammalati di Coronavirus?
Se ben ci pensate nessuno ha mai posto con una certa pressione questa semplice domanda ai vari interlocutori e comunicatori che si succedono in TV. Questo dato viene derivato dai numeri di tamponi positivi eseguiti per lo più a random (come sono stati fatti prevalentemente nel nostro paese)? Se così, abbiamo già spiegato, nella parte 1 di questa trattazione, come essere positivo al tampone non significa sviluppare la malattia da Coronavirus. Allora forse il numero degli ammalati è dedotto dal numero di ricoverati in ospedale e con dimostrata patologia da coronavirus. Questo sarebbe un numero certamente più attendibile ma richiede una serie di valutazioni e verifiche che lo rendono difficilmente calcolabile nella realtà giornaliera. E’ sicuramente un dato estrapolabile nel tempo con l’analisi accurata delle cartelle cliniche e con i controlli incrociati. Allora il numero degli ammalati giornalieri è deducibile dalle diagnosi di ammissione agli ospedali? Dalle diagnosi invece affrettate, per forza di cose, che derivano dai Pronti Soccorsi? Oppure da quello che viene diagnosticato dai Medici di Medicina Generale? Oppure tutti e due? Nessuno lo sa o meglio nessuno lo chiarisce. E’ facile capire come la scelta di uno o dell’altro metodo porti a dei numeri diversi nel senso di rialzo (ad esempio mi baso sulla positività semplicemente dei tamponi, ma abbiamo visto che il numero non corrisponde ai veri ammalati) o alla riduzione, se mi baso ad esempio sugli effettivi casi diagnosticati de novo negli ospedali Italiani. Signori è il numero del calo degli ammalati… che genera l’ottimismo dei mass media, ma a seconda del tipo di calcolo o del numero dei tamponi che viene praticato in un giorno rispetto ad un altro questo numero può avere ampie variazioni spontanee e indipendenti dal reale andamento della patologia. Nelle valutazioni scientifiche questo bias è inaccettabile. Questo dato quindi non è affidabile e non può essere pertanto proposto per giudicare sul reale calo dell’incidenza della patologia COVID-19.
Secondo Punto. I numeri dei guariti giornalieri
Anche questo è un dato con scarsa base scientifica. I nostri “esperti” per prima cosa dovrebbero specificare che cosa intendono per guarigione da Coronavirus. Sono le persone come Zingaretti o Dybala a cui è stato fatto il test così per vedere, anche asintomatici, nei quali poi il test è diventato negativo? Questi naturalmente non si dovrebbero considerare guariti in quanto non hanno mai sviluppato la malattia. Oppure sono i pazienti entrati in ospedale con una qualche manifestazione influenzale e poi dimessi in buone condizioni e con test negativo? Oppure gli stessi pazienti che stavano meglio ma con ancora il test positivo, inviati a finire la quarantena a casa? Oppure i pazienti che sono stati ricoverati in terapia intensiva e che sono usciti in condizioni migliorate? Oppure i pazienti con influenza visitati dai Medici di medicina generale che sono stati giudicati avere superato la fase critica della febbre e dei sintomi? Come si può capire la sola dizione “guariti” senza definire prima che cosa si intenda, espone a numeri molto vari e poco utili, in quanto lontani dalla verità.
Terzo punto. Il numero dei morti
Questo è il punto più importante da tutte le prospettive possibili e richiederebbe il massimo dell’attenzione e precisione nel loro calcolo. Anche qui ci vengono fornite informazioni incomplete e superficiali e quindi poco attendibili. Sarebbe cruciale conoscere il numero dei deceduti che avevano effettivamente contratto l’infezione da coronavirus ma, a giudicare dalle risposte che vengono date in TV, non ne sarei così certo. In altre parole è anche possibile che si prendano tutti i decessi di un giorno, considerando che al momento la maggior parte dei ricoveri avviene per coronavirus, senza porre specifiche distinzioni. Questo potrebbe essere uno dei motivi ottimistici per cui i numeri dei veri deceduti a seguito di Coronavirus non sarebbero così elevati. Ma esiste anche la possibilità che invece tutte queste persone decedute lo siano a seguito del COVID-19.   Allora cosa sarebbe utile conoscere? Alcuni punti essenziali: 1) Quanti dei pazienti che arrivano in ospedale nell’attuale sistema organizzativo che ci spinge a rimanere a casa se la febbre non è elevata, sono da trasferire in Rianimazione per supporto respiratorio (cioè quanti si complicano)? 2) Quanti degli ammessi in Rianimazione sono dimissibili e in media dopo quanti giorni e in quali condizioni? 3) Quali sono le cause di decesso? 4) La vera età media dei pazienti ammessi in Rianimazione (un’età media di 80 anni, come ci è stato somministrato non esiste in nessuna casistica internazionale; in Cina ad esempio l’età media era intorno ai 63 anni)? 5) Quali comorbità erano presenti in questi pazienti e con quale percentuale? 6) Quale terapia stavano assumendo a casa i pazienti ricoverati e a che dosi? 7) Che temperatura avevano al momento del ricovero in ospedale? 8) Che terapia è stata somministrata nei pazienti arrivati in Rianimazione prima e durante, con distinzione fra coloro che sono usciti vivi e coloro che sono deceduti? 9) Quanto tempo passa in media fra inizio dei sintomi di malattia e decesso? 10) Il decesso passa sempre dalla insufficienza respiratoria o vi sono altre modalità meno controllabili, tipo morte improvvisa o quant’ altro?
Come si vede questo è un decalogo di domande che richiede risposte utili per correre ai ripari, per capire in che direzione la medicina si deve muovere in fretta senza stare in poltrona a subire tutti i giorni dei numeri poco significativi, non controllati da cui possiamo solo dedurre che siamo lasciati soli a morire.
Vogliamo combattere questo virus con tutte le armi che abbiamo, vogliamo rendere la sua tranquilla esistenza Italiana più problematica ma per farlo ci vogliono tecnici capaci che si basino su notizie precise e veritiere e non su numeri aleatori e non controllati. Di fronte al rischio concreto di perdere la vita anche i cittadini ”non addetti ai lavori” hanno il sacrosanto diritto di venire adeguatamente informati.

Prof. Alessandro Capucci    –   Ordinario di Malattie Cardiovascolari

EDP-MB

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