I droni, armi silenziose di recente molto impiegate contro i terroristi in molti Paesi dell’Africa, possono svolgere anche altre funzioni. Raccogliere informazioni grazie ai loro sensori, fatto che ultimamente ha permesso di sgominare i pirati nello Stretto di Aden e monitorare i flussi dei migranti nel Mediterraneo. Ma in Malawi, una delle nazioni con la più alta incidenza di Hiv-Aids – circa il 10% della popolazione – potrebbero trovare presto un nuovo impiego: l’Unicef intende impiegarli per individuare il focolaio del contagio e, quindi, permettere di iniziare le giuste terapie, soprattutto per i bambini.
Secondo il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia infatti, in Malawi almeno 40mila piccoli sono sieropositivi e ne muoiono diecimila ogni anno: «Sono davvero molti i ritardi nel trattamento di bambini sieropositivi, che hanno bisogno subito delle analisi – come ha spiegato al portale di informazione Euronews Judith Sherman, Unicef Hiv e Progetto Aids in Malawi -. Idealmente, prima dei due mesi, tra la sesta e l’ottava settimana, le provette devono arrivare dalle strutture sanitarie a uno degli otto laboratori nazionali», ha aggiunto Sherman.
Un altro forte ostacolo ad interventi veloci è costituito dal sistema stradale. Le principali arterie hanno le carreggiate malmesse e per percorrerle ci vogliono giorni, se non settimane. Un drone può superare questi problemi, inoltre è in grado di trasportare fino a 250 test o un chilo di campioni in una volta sola. Il primo volo riuscito è stato di dieci chilometri, tra il centro di assistenza sanitaria della comunità fino al laboratorio dell’ospedale della capitale Lilongwe, e nei prossimi mesi l’Unicef ha intenzione di potenziare ulteriormente questo servizio.
(Fonte: Agenzia DIRE, www.dire.it, 3 aprile 2016)
(EdP-mb)