Lo straordinario evento astronomico è stato visibile in Italia solo in modo parziale. Grazie alle sonde e alle missioni spaziali, oggi siamo in grado di poter studiare i fenomeni legati alla nostra stella, il Sole, 365 giorni l’anno
(Ufficio Stampa Agenzia Spaziale Italiana)
L’occultamento del Sole da parte della Luna ha da sempre attirato l’attenzione di tutti, studiosi, curiosi e appassionati di Spazio. Quello del 20 marzo è stato un evento molto raro: l’eclissi solare ha coinciso con l’equinozio di primavera. In Italia le percentuali di oscuramento del disco solare hanno variato molto in base alla localizzazione nella penisola: dal 68 per cento di Milano, al 56 per cento di Roma e al 50 per cento di Palermo. La Luna ha iniziato a coprire il Sole alcuni minuti prima delle 9.30, raggiungendo il massimo verso le 10.30–10.40 e si è concluso poco prima delle 12.
L’eclissi è preziosa per fare osservazioni e studi, per esempio misurare il diametro del Sole e studiare la corona solare, lo strato più esterno dell’atmosfera della stella. Insieme ad altri, anche il satellite europeo Proba-2, ha potuto osservare l’oscuramento del Sole dallo Spazio: osservazioni dallo spazio integrate con le osservazioni terrestri e utilizzate in seguito a scopo scientifico.
Studiare la nostra Stella è fondamentale non solo durante le eclissi. Il Sole e la radiazione che emette condiziona tutta la vita sulla Terra, è fondamentale conoscerlo per prevederne le variazioni. Ad esempio si è scoperto che le esplosioni solari più intense possono provocare danno alla reti di distribuzione dell’energia e alcuni black-out sono stati causati proprio dalla radiazione solare. l’Europa si appresta a lanciare una sonda destinata allo studio della nostra Stella, con a bordo uno strumento realizzato dall’ASI e a guida italiana, il coronografo spaziale Metis. Questo strumento, che è l’erede di un altro simile lanciato 20 anni fa, a bordo della missione europeo-americana SOHO, ha un’ottica progettata in modo da riprodurre a bordo l’effetto di un’eclisse di Sole, permettendo così di osservare la tenue emissione della corona solare estesa, un milione di volte più debole di quella del disco solare.
Solar Orbiter è una delle missioni spaziali che ci consentono di scoprire come è fatto l’Universo, come si è evoluto e come la Terra viene influenzata dal resto del cosmo e, analogamente a tutte le altre missioni spaziali, porterà importanti benefici e ritorni economici sulla Terra. Dal punto di vista economico, anche Solar Orbiter avrà costi di studio, realizzazione e gestione in orbita: il budget è di circa 800 milioni di euro. Suddivisi per 10 anni di sviluppo e ulteriori 10 di attività in orbita, Solar Orbiter costerà a ciascun contribuente europeo una somma limitatissima di denaro, ma darà lavoro ad altissima tecnologia a tante industrie europee, con quelle italiane ai primi posti, e a tanti ricercatori, permettendo un enorme guadagno a livello di conoscenza.
Spesso si tende a sottovalutare quanto le attività spaziali abbiano costi irrisori in termini assoluti, mentre l’importanza in ritorni di conoscenza e utilità nella vita quotidiana è inversamente proporzionale. Senza le attività spaziali non potremmo comunicare, non avremmo la possibilità di usare telefoni cellulari, internet, TV via satellite o navigatori. Non avremmo abiti tecnici per le nostre attività sportive o previsioni meteorologiche affidabili. Non sarebbe possibile il monitoraggio ambientale del nostro pianeta né avremmo apparecchiature mediche all’avanguardia. Grazie allo Spazio sappiamo chi siamo e come il nostro sistema solare e la nostra galassia si sono evoluti. Andare nello Spazio non è costoso in termini assoluti se si pensa che il bilancio annuale dell’Agenzia Spaziale Italiana, poco più di 500 milioni di euro divisi per tutti gli abitanti della nostra penisola, comporta un costo pro capite inferiore ai 10 euro l’anno, che sono meno di un caffè a testa al mese. Se il nostro Paese decidesse di aumentare questa spesa da un caffè a un cappuccino, avremmo un budget simile a quello di Germania e Francia. Lo spazio ci dona molto e i numeri parlano chiaro: per ogni euro investito ne abbiamo almeno tre di ritorno. Un rapporto che cresce anche fino a 10 nel settore delle telecomunicazioni. Non a caso lo spazio è al centro dei programmi di sviluppo di tutte le nazioni industrializzate al mondo e l’Italia, con l’ASI, le sue industrie e i suoi ricercatori, è ai primi posti fin dall’inizio dell’era spaziale.
(EdP-mb)