In occasione della commemorazione solenne per i quarant’anni del sisma che il 6 maggio 1976 sconvolse il Friuli Venezia Giulia, colpendo duramente interi comuni e lasciando senza casa decine di migliaia di famiglie, il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha partecipato il 6 maggio scorso al consiglio regionale convocato a Udine in seduta straordinaria, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«A quarant’anni da quel terribile evento – ha commentato il capo Dipartimento – siamo qui per rendere il doveroso omaggio alle vittime, alle loro famiglie e a tutte quelle migliaia di persone che patirono le conseguenze del terremoto. Però il tempo che è trascorso ci impone anche di guardare oltre questa giornata di commemorazione e celebrare la straordinaria capacità di risposta che il Paese seppe dimostrare. All’indomani del sisma, la comunità locale, le forze dello Stato e i volontari giunti da ogni parte d’Italia, con uno straordinario spirito di collaborazione e unità, seppero trovare quell’efficace coordinamento che gettò le basi per la costituzione del nostro Sistema Nazionale di Protezione Civile».
«Da allora – ha proseguito l’ing. Curcio – di strada ne è stata fatta, ma molta ne dobbiamo ancora fare, soprattutto sul fronte della consapevolezza: il nostro obiettivo deve essere quello di rendere ogni cittadino consapevole dei rischi esistenti e dei corretti comportamenti da tenere non solo durante una eventuale emergenza, ma sempre di più prima, per evitare che future calamità provochino morti. E’ necessario superare l’abitudine a intervenire nell’emergenza e comprendere come un’attenta e diffusa opera di pianificazione possa consentire un’azione decisamente più lucida e razionale».
«Pianificare – ha concluso il capo della Protezione Civile – significa coinvolgere e responsabilizzare tutti i soggetti che, ai vari livelli, gestiscono l’emergenza; vuol dire conoscere il territorio e analizzare le sue capacità di intervento e di risposta, la cosiddetta resilienza che è alla base del “modello Friuli”. Dobbiamo cogliere appieno l’insegnamento del 1976, e per farlo compiutamente occorre che tutti i comuni d’Italia si dotino del piano di emergenza e che tutte le regioni diano effettivo seguito alla direttiva del 2014 sui piani nazionali del soccorso sismico, strumento necessario per dare ai cittadini la certezza di una sempre migliore capacità di risposta del sistema in un territorio come il nostro ad alta vulnerabilità sismica.»
(Fonte: Ufficio Stampa Dipartimento della Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 6 maggio 2016)
(EdP-mb)