“Quale futuro immaginare per il Meccanismo Europeo di Protezione civile?” È questo l’argomento più importante affrontato nel corso della 38esima riunione dei direttori generali di Protezione Civile dell’Unione Europea, dello Spazio economico europeo e dei Paesi candidati all’adesione, che si è concluso il 27 aprile scorso, dopo due giorni di lavori, a La Valletta sotto la presidenza maltese, alla quale ha preso parte il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.
Il Meccanismo europeo, infatti, dopo quindici anni dalla sua istituzione, deve essere aggiornato. Partito dalla necessità di dare una risposta al bisogno primario di voler aiutare un Paese in difficoltà a superare una situazione di crisi, facilitando il coordinamento dell’assistenza da parte di altri Paesi, è oggi un modello di riferimento nel quale convergono istituzioni di più di trenta Paesi che collaborano quotidianamente, ognuna con diverse responsabilità e poteri. Grazie al lavoro e al contributo di tutti i partecipanti, in questi anni si è riusciti a creare un comune ambiente di lavoro, un sistema rodato di scambio di informazioni, un linguaggio comune.
Ora, però, il Meccanismo sta modificando la propria natura e si prepara ad affrontare un profondo periodo di cambiamento. La Commissione Europea infatti, entro il 31 dicembre del 2018, dovrà predisporre una Comunicazione attraverso la quale proporre la propria visione sul futuro del Meccanismo stesso e, la mancanza di una linea condivisa, rischierebbe di far perdere rilevanza ad uno strumento che ha raggiunto importanti risultati e che ha altre enormi potenzialità.
«Il Meccanismo, nato per essere una rete di cooperazione tra i Paesi in un settore tecnico quale è la risposta ai disastri, è diventato un buon esempio di efficienza dell’Unione Europea che va oltre il campo della gestione dei rischi e delle emergenze – ha detto il capo del Dipartimento della Protezione civile italiana, Fabrizio Curcio a margine dei lavori -. Per non perdere questa efficacia riconosciuta sul campo, la revisione della normativa dovrà essere un processo di discussione aperto e trasparente da avviare quanto prima, partendo da alcuni capisaldi della nostra storia, per essere certi di garantire sia agli Stati membri sia alle istituzioni europee, un meccanismo rispondente alle reali necessità dei territori e dei cittadini. Così come ha contribuito alla sua nascita e al suo sviluppo, l’Italia – ha concluso Curcio – continuerà ad avere un ruolo propositivo, con l’obiettivo di promuovere, grazie all’esperienza maturata, misure concrete di ulteriore sviluppo del Meccanismo stesso.»
Nella discussione tra i direttori europei, hanno avuto un peso anche alcune delle raccomandazioni che la Corte dei conti europea ha indirizzato alla Commissione nella sua prima relazione speciale sul Meccanismo di Protezione civile: guadagnare tempo nelle prime fasi cruciali della risposta, migliorare le funzioni del Cecis (Common Emergency Communication and Information System), rafforzare il coordinamento e le potenziali sinergie sul campo.
(Fonte: Ufficio Stampa Dipartimento della Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri)
(EdP-mb)