Quarantena prolungata negli anziani: una condizione controproducente per la salute?

(Tempo di lettura: 03’:45”)

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L’autore: Alessandro Capucci, originario di Faenza, bolognese d’adozione, professore ordinario di malattie cardiovascolari, per molti anni direttore della Clinica di Cardiologia dell’Ospedale Le Torrette di Ancona, un’eccellenza a livello nazionale e internazionale nel trattamento delle patologie cardiovascolari, dal 2008 al novembre 2019 direttore della Scuola di Specialità in Malattie Cardiovascolari presso l’Università Politecnica delle Marche. E’ stato inoltre uno degli otto membri in Europa del Working Group on Arhythmias della società Europea di Cardiologia, nonché vice presidente dell’associazione italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, autore dello studio “Aritmie cardiache, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, influenze del sistema neurovegetativo” e inoltre organizzatore di vari progetti internazionali e artefice di numerose pubblicazioni.

Dall’inizio della crisi internazionale del COVID-19 un numero crescente di governi ha richiesto la quarantena a livello nazionale o almeno regionale non solo per i positivi ai “fantomatici” tamponi ma anche e soprattutto per le persone anziane “a protezione della loro salute”. La definizione di persone anziane, che negli anni era arrivata a 75 anni, è tornata improvvisamente a 65 anni. La ragione principale addotta per limitarne la libertà è che le persone anziane sono fragili e la loro reazione immunitaria è ridotta; la conseguenza di ciò è che potrebbero facilmente contrarre il Coronavirus e persino diventare a loro volta contagiosi per gli altri. Ma ci si dovrebbe interrogare sulla correttezza scientifica di queste credenze. E’ quindi vero che le persone di età avanzata potrebbero danneggiare l’intera popolazione e pertanto vanno isolati?
Salute e fitness
Esistono già diversi dati che delineano come il rischio di morte cardiovascolare precoce nelle persone di età superiore ai 50 anni possa essere decisamente aumentato in condizioni di scarsa attività fisica (1-2). Tale effetto deleterio è stato sostenuto anche dopo la cessazione acuta dell’attività fisica con conseguente riduzione della capacità aerobica e/o aumento della pressione sanguigna. A Singapore hanno recentemente proposto, per questa fase sedentaria del Coronavirus, una sorta di riabilitazione cardiaca on line con indicazioni facilmente applicabili proprio per mantenere una sufficiente attività motoria (3). È quindi un fatto ben noto e riconosciuto scientificamente che la mancanza di esercizio fisico sia un evento del tutto negativo non solo per i muscoli ma anche per l’equilibrio neurologico della salute delle persone anziane.
Reazione immunologica dell’ospite
E’ vero che l’anziano avrebbe una scarsa protezione anticorpale al Coronavirus? È già noto come qualsiasi resistenza dell’ospite dipenda in primo luogo dalla predisposizione genetica, inclusa la suscettibilità a determinate infezioni, inoltre dall’esposizione a patogeni cronici e all’esistenza di altri fattori ambientali/stili di vita.
L’immunità innata contro i microrganismi si manifesta attraverso molte componenti cellulari (neutrofili, macrofagi, cellule dendritiche ecc.) e richiede un tempo molto breve (secondi o minuti) per reagire; l’immunità acquisita invece ha un tempo di reazione più prolungato (4-7 giorni) e passa per l’attivazione dei linfociti (cellule T o B) ecc. Vi sono inoltre le cellule di memoria che consentono una risposta rapida in caso di successivo reincontro con lo stesso antigene, con le citochine e con altre molecole possibilmente coinvolte (4). Invecchiamento, malattie e condizioni croniche possono alterare la produzione e la risposta delle citochine, alterando l’integrità del sistema immunitario. Tuttavia è stato riscontrato come l’immunità innata, quindi non legata all’età, sia fondamentale per costituire il numero di unità immunocomponenti e l’entità del burst immunologico deputato all’attivazione del sistema immunitario adattativo. Questo può essere uno dei motivi principali per cui in altri articoli è stato affermato che l’invecchiamento non porta necessariamente a un inevitabile declino delle funzioni immunitarie ma si verifica invece un certo rimodellamento (5). Un allenamento fisico costante e una dieta accurata interferiscono favorevolmente con il Microbiota e sono di fondamentale importanza per costituire il nostro potere di reazione immunitaria ai batteri ed anche ai virus. In altre parole i germi circostanti sono i mattoncini che “formano” il sistema immunitario dal momento dell’uscita del feto dal canale vaginale materno in poi. Ciò ha importanza molto rilevante sia nella popolazione dei giovani che degli anziani. Con microbioma si intende l’attività di trilioni di microrganismi residenti nell’intestino umano che contribuiscono a mantenere un certo equilibrio nella nostra sana vita quotidiana ma che può essere alterato anche da un’errata alimentazione con ad esempio consumo anche per breve termine di diete composte interamente da prodotti animali o vegetali (6). Vi è una crescente preoccupazione che il nostro attuale stile di vita (dieta ad alto contenuto di grassi/zuccheri) possa aver alterato la composizione genetica e l’attività metabolica dei nostri microrganismi residenti (microbioma intestinale umano), contribuendo così alla crescita di malattie epidemiche e croniche assieme anche a ridurre la nostra risposta a un nuovo insulto virale. La quarantena per le persone anziane può essere un chiaro svantaggio per la loro salute, limitando l’allenamento fisico e contribuendo negativamente anche al possibile cambiamento delle loro abitudini alimentari. Questi sono fattori in grado di deprimere la loro reattività immunologica; è possibile infatti che una quarantena prolungata contribuisca ad esporre gli anziani a ulteriori malattie ogni volta che riprenderanno gli spazi aperti ed i contatti con le persone. D’altra parte non ci sono dati finora a favore di alcuna specifica proprietà infettiva elevata in qualche modo correlabile all’età.
Conclusione
La compromissione della nostra reattività immunitaria è più correlata al carico di malattia (virulenza) che all’età cronologica. Una quarantena prolungata per le persone anziane può avere un impatto negativo sulla loro resistenza ai processi infettivi e quindi portare a riduzione della durata di vita, inoltre qualsiasi motivo per imporla non è attualmente supportata da alcuna prova scientifica.

Prof. Alessandro Capucci
Ordinario di Malattie Cardiovascolari
profacapucci@gmail.com


Bibliografia
1) Tiberi M, Piepoli MF. Regular physical activity only associated with low sedentary time increses serviva in post myocardial infarction patient. Eur J Prev Cardiol 2019;26:94-96.
2) Cheng W,Zhang Z,Cheng W et al Associations of leisure-time physical activity with cardiovascular mortality: A systematic reviw and mata-analysis of44 prospective color studies. Eur J Prev Cardiol 2018;25:1864-1872.
3) Yeo TJ, Laureen Wang YT, Low TT. Have a heart during the COVID-19 crisis: Making the case for cardiac rehabilitation in the face o fan ongoing pandemic. Europ J of Preventive Cardiol , 2020, in press
4) Castle SC, Uyemura K, Fulop T et al Host resi stance and immune responses in advanced age. Clin Geriatr Med 2007 Aug; 23(3):463-479.
5) Dewan SK, Zheng SB, Xia S et al Senescent remodeling of the immune system and its contribution to the predisposition of the elderly to infections. Chinese Medical Journal 2012 Sep;125 (18) : 3325-3331
6) David LA, Maurice CF, Carmody RN et al Diet rapidly and reproducibly alters the human gut microbiome. Nature 2014;505 (7484):559-563.

EdP-mb 

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