Sequestrate dalla Guardia di Finanza di Roma 14 società, case ed auto di lusso, per circa 6 milioni di euro e conti correnti. Denunciati 35 imprenditori cinesi. Sventata la vendita di 3 milioni di capi di abbigliamento.
Assieme agli altri reparti, impiegati anche i mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia
Dalle prime ore di questa mattina (28 luglio 2015, ndr) le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Roma, al termine di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, stanno sequestrando un ingente quantitativo di beni – tra cui quote societarie, compendi aziendali, immobili, autovetture di lusso e disponibilità finanziarie – nella disponibilità di 35 imprenditori cinesi, tutti operanti all’interno del noto sito commerciale “Commercity”, ubicato in zona Portuense.
Le investigazioni traggono origine dal censimento delle aziende operanti nel settore c.d. “pronto moda” presenti nell’area di “Commercity”, che aveva fatto emergere una massiccia presenza di attività di proprietà e/o comunque amministrate da cinesi pari ad oltre il 50% del totale degli operatori attivi nel sito.
Nonostante la forte incidenza, il volume d’affari generato da queste imprese equivaleva, però, al solo 9,2% del totale delle movimentazioni prodotte nel maxi hub, pari, complessivamente ad euro 167.905.234. L’anomalia del dato aveva spinto i Finanzieri del II Gruppo Roma a puntare l’attenzione sulle imprese che presentavano maggiori indici di pericolosità, ricostruendone puntualmente il percorso delle merci trattate sino ai siti di produzione. Confrontando, quindi, la documentazione contabile con i riscontri ottenuti dal pedinamento dei vari TIR e container sui quali la merce viaggiava, i militari hanno scoperto che le aziende offrivano sul mercato capi di abbigliamento falsamente etichettati “Made in Italy”, ma, in realtà, prodotti in Cina ed introdotti in Italia grazie alla “intermediazione” di fornitori e confezionatori operanti nella “Chinatown” di Prato.
Utilizzando i dati acquisiti nell’ambito delle indagini penali, sono state, contestualmente, avviate mirate verifiche fiscali nei confronti di tutte le imprese coinvolte, riscontrando la mancata dichiarazione di redditi per 44 milioni di euro ed una evasione IVA pari a 7 milioni di euro.
I titolari ed i legali rappresentanti delle aziende coinvolte sono stati denunciati alla Procura della Repubblica capitolina per ricettazione e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
La stessa Autorità Giudiziaria, al termine di ulteriori accertamenti economico – patrimoniali, ha disposto, in forza della stessa normativa applicabile alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, il sequestro dei beni nella disponibilità dei 35 indagati, costituiti dalle quote di 14 società e relativi compendi aziendali, 25 unità immobiliari – per un valore complessivo di oltre 5 milioni e 500 mila Euro – 10 autovetture di lusso, 135 rapporti bancari e cassette di sicurezza.
Le perquisizioni hanno permesso di sequestrare oltre 3 milioni di capi di abbigliamento ed oltre 1 milione e 300 mila pezzi di accessori idonei a consentire la fraudolenta asportazione dell’etichetta attestante la provenienza cinese della merce.
Grazie alla collaborazione di alcune note case di moda, è stata riscontrata, per molti capi ed accessori, la c.d. “contraffazione figurativa”, rivolta alla illecita duplicazione dei disegni e delle stampe adoperati per la realizzazione dei prodotti.
L’esecuzione dei provvedimenti, disposti nei confronti di tutti i soggetti coinvolti, ha visto il dispiegamento di oltre 150 militari del II Gruppo Roma e di mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia nonché l’ausilio di altri Reparti del Corpo.
La brillante operazione, che ha portato ad uno dei più significativi sequestri degli ultimi tempi nei confronti di soggetti di etnia cinese, sottolinea come la Capitale continui ad essere uno dei mercati principali di questi soggetti per ottenere sempre maggiori profitti a discapito degli soggetti che operano nel settore nel rispetto della legalità e che da siffatta concorrenza sleale ne ricevono un danno incalcolabile sotto il profilo economico ed occupazionale.
(Comando Provinciale Guardia di Finanza Roma, Ufficio Operazioni, 28 luglio 2015)
(EdP-mb)