Lo Stato dovrà pagare 330 milioni di euro di danni per risarcire la compagnia aerea Itavia. Il 27 giugno 1980 il DC9 I-TIGI, in volo da Bologna a Palermo, era precipitato nei pressi dell’isola di Ustica uccidendo 81 persone, fra membri dell’equipaggio e passeggeri, in seguito all’esplosione di un missile che avrebbe centrato il velivolo, secondo quanto stabilito dalla sentenza civile ma in contrasto con quanto già deciso da una precedente sentenza penale che aveva escluso questa ipotesi.
Oltre a risarcire la compagnia aerea Itavia – come riporta il Corriere Economia – per il dissesto finanziario a cui andò incontro, per aver dovuto bloccare la flotta dei suoi velivoli e successivamente per la revoca della concessione (ndr. secondo le ipotesi la tragedia era stata causata da un inspiegabile cedimento strutturale del velivolo), si aggiunge ora anche l’indennizzo per il grave danno subito. Così ha stabilito la Corte d’appello di Roma, che ha condannato il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, assieme al Ministero della Difesa a versare agli eredi del titolare della compagnia, Aldo Davanzali, in totale la somma di 330 milioni di euro, di cui 265 milioni già stabiliti dalla Corte con sentenza del 2018 che liquidava solo il danno per la caduta del DC9.
Secondo la sentenza i dicasteri nell’occasione non avrebbero garantito la sicurezza dei cieli. La Suprema Corte di Cassazione aveva già motivato la decisione stabilendo che era stata omessa “l’attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”.
Con la sentenza di ieri si mette fine a una vicenda giudiziaria che dura da quasi 40 anni, ma l’autore dell’abbattimento, cioè chi avrebbe premuto il pulsante per il lancio del missile aria-aria, resta ancora un mistero.
EdP-mb