Roma 28 gennaio 2017 – “Non li vogliamo qui“. Donald Trump passa ai fatti e firma due ordini esecutivi per chiudere i confini degli Stati Uniti d’America, bloccando il programma di accoglienza per i profughi e stoppando i permessi per i migranti provenienti da sette paesi islamici. Poi ribadisce: “Daremo precedenza ai rifugiati cristiani“.
Fortemente voluto da Barack Obama, il programma per accogliere i profughi provenienti dalle guerre in Medio Oriente negli Stati Uniti è adesso sospeso per 90 giorni. Trascorsi i tre mesi, sarà data la precedenza ai rifugiati di “minoranze cristiane che scappano dalle persecuzioni”, ma il numero degli ingressi previsto sarà comunque ridotto ad oltre la metà di quanto inizialmente stabilito: non saranno infatti più di 50.000 mila i rifugiati che gli Stati Uniti accoglieranno nel 2017.
“Non vogliamo qui terroristi islamici“, ripete il neoletto presidente Trump. “Vogliamo assicurarci che non stiamo facendo entrare nel nostro paese le minacce che i nostri soldati stanno combattendo. Ammetteremo soltanto chi supporterà gli Stati Uniti ed amerà profondamente la nostra gente”.
Gli ordini esecutivi firmati da Trump prevedono lo stop a tempo indeterminato per l’ingresso dei rifugiati siriani, giudicato dal presidente “dannoso per gli interessi del Paese”. Per tamponare l’emergenza, il neopresidente eletto ha quindi chiesto alle forze armate di lavorare alla creazione di una “safe zone” all’interno della Siria per offrire protezione ai profughi che scappano dai bombardamenti.
Oltre alla stretta sui migranti, però, Trump rilancia anche la corsa agli armamenti. Il nuovo inquilino della Casa Bianca, infatti, ha firmato un memorandum nel quale dichiara di voler “aprire una negoziazione” per “iniziare una grande ricostruzione delle forze armate americane, sviluppando un piano per nuovi aerei, nuove navi, nuove risorse e strumenti per i nostri uomini e le nostre donne in uniforme”.
“La nostra forza militare non potrà essere messa in discussione da nessuno“, ha commentato Donald Trump.
(Fonte: Agenzia Dire, www.dire.it)
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